✩ Recensione ✩
Buongiorno Inkers e buon martedì, come state? Io sto scrivendo questo post in notturna, quindi spero di non fare strafalcioni. Ieri sono andata in ufficio ed è stata una giornata lunghissima. Arrivata a casa mi sono resa conto che non avevo pubblicato niente sui social e ci ho messo un'ora a recuperare qualche storia su Instagram... comunque! Oggi siamo qui perché vi porto la recensione in anteprima de "Il Regno di Rame" di S.A. Chakraborty, edito da Mondadori, che ringrazio per la copia digitale omaggio.
TRAMA: |
Editore: Mondadori Prezzo: Cartaceo 24.00€ | Ebook 11.99€ Pagine: 650 Data uscita: 2 Marzo 2021 Genere: Urban Fantasy |
La vita di Nahri è cambiata per sempre nel momento in cui ha accidentalmente evocato Dara, un misterioso jinn. Fuggita dalla sua casa al Cairo, si è ritrovata nell'abbagliante corte reale di Daevabad, immersa nelle cupe conseguenze di una battaglia devastante, e lì ha scoperto di aver bisogno di tutto il suo istinto truffaldino per sopravvivere. Anche se accetta il suo ruolo ereditario, sa di essere intrappolata in una gabbia dorata, controllata da un sovrano che governa dal trono che una volta apparteneva alla sua famiglia: basterà un passo falso per far condannare la sua tribù. Nel frattempo, Ali è stato esiliato per aver osato sfidare suo padre. Braccato dagli assassini, è costretto a fare affidamento sui poteri spaventosi che gli hanno donato i marid. Così facendo, però, minaccia di portare alla luce un terribile segreto che la sua famiglia ha tenuto nascosto a lungo. Intanto, nel desolato nord, si sta sviluppando una minaccia invisibile. È una forza capace di portare una tempesta di fuoco proprio alle porte della città . Un potere che richiede l'intervento di un guerriero combattuto tra un feroce dovere a cui non potrà mai sottrarsi e una pace che teme di non meritare mai.
SERIE: THE DAEVABAD TRILOGY
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Non so descrivere la soddisfazione che mi ha dato questo libro, ma per parlarvene bene prima vi rimando alla recensione del primo volume, La città di Ottone, che trovate qui.
"Il Regno di Rame" non poteva essere meglio di quello che è. Questa è una storia di oppressione, di privilegi, di sacrificio, di amore, di uguaglianza. È una storia di politica e di giusto e sbagliato che, come nel primo volume, rovescia il ruolo di chi ha ragione e di chi ha torto in base a chi narra.
Quante facce può avere una medaglia? Ecco, "Il Regno di Rame" ha la risposta.
Uno degli arazzi dall’altra parte della stanza fremette in risposta. Le ombre che cadevano sul corpo di Muntadhir, delineando la finestra del palazzo, si allungarono improvvisamente. Si assottigliarono. Niente di tutto ciò la sorprese. Negli ultimi tempi succedevano cose del genere; l’antico palazzo sembrava risvegliarsi, sembrava notare che una Nahid dimorava di nuovo tra le sue mura.
È incredibile come questa storia sia uno specchio della realtà attuale pur essendo ambientato nell'Ottocento in Egitto.
Come anche nel primo volume, sono rimasta affascinata dalle descrizioni di usi e costumi, dalle peculiarità e dalle tradizioni di ogni tribù, senza dimenticare lo stile dell'autrice che scorre che è una meraviglia e non fa assolutamente pesare le 650 pagine del libro. Ma voi non siete qui per sentirmi osannare cose che ho già detto del libro precedente, no? No, lo so.
«La gente non prospera sotto i tiranni, Alizayd; non promuove innovazioni mentre cerca di rimanere in vita, né produce idee creative quando gli errori vengono puniti dagli zoccoli di un karkadann.»
Cosa posso dirvi di questo secondo capitolo?
Beh, innanzi tutto, titolo e copertina sono una chicca che prende forma solo alla fine del libro dov'è concentrata tutta l'azione.
Ebbene sì, per alcuni questo volume potrebbe soffrire della sindrome del libro intermedio perché c'è veramente pochissima azione, ma in sua difesa non mancano gli intrighi politici.
«Non è necessario essere un’arma per costituire una risorsa.»
I protagonisti fanno passi da gigante rispetto ai comportamenti da ragazzini che avevano in "La città di Ottone" ed è una delle cose che mi ha colpita di più: la maturità e la consapevolezza che sono dietro ad ogni azione. Sono tutti delle teste calde, lo sappiamo, eppure nessuno si lascia trascinare solo dal momento.
I personaggi secondari, in questo capitolo, hanno un ruolo ben più di rilievo rispetto al primo libro ed è inevitabile affezionarsi, tant'è che ci sono rimasta davvero di m***a in alcune scene.
«Mio padre ha commesso un errore quando ha scelto di affamare il suo esercito piuttosto che costringere i ricchi a pagare la loro parte.»
Come dicevo prima, la storia pur essendo quasi priva di azione scorre come se invece ne fosse piena. Si macinano pagine su pagine mentre si scoprono i misteri che si celano dietro ai Daeva e ai Marid, dietro ai Nahid e ai Al Qhatani e ci ritrova spesso a chiedersi chi sia il vero cattivo.
E poi il finale, gente, il finale! Ah, quanto vorrei potervene parlare liberamente! Ho grandi aspettative per il volume conclusivo e qualcosa mi dice che per una volta non sarà tutto tarallucci e vino!
«Mi dispiace davvero, Nahri» disse lui, e lei sentì il dolore straziante nella sua voce. «Ma gli ordini che seguo non sono più i tuoi.»
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Lo leggerete?
Lo leggerete?
1 Commenti
comunque con la storia della politica mi hai quasi convinto, ma boh il primo volume continua a non convincermi al 100%
RispondiEliminaI commenti sono sempre apprezzati e creano dialogo!