Recensione: Fullmetal Alchemist di Hiromu Arakawa


 Recensione 


Buongiorno Inkers e buon martedì, come state? Siete in ferie? Io sono ancora in campeggio al fresco, dormo con la copertina e non potrei esserne più felice.
Sul fronte letture sono di nuovo ad un punto morto perché non trovo un accidenti di libro che mi piaccia quindi penso che a breve, tipo ora, inizierò una delle ARC in inglese che almeno vado sul sicuro.
Oggi, però, vi porto una recensione un po' diversa dal solito, infatti di parlo di una serie manga ovvero "Fullmetal Alchemist" di Hiromu Arakawa edito da Planet Manga per Panini Comics.



TRAMA DEL PRIMO VOLUME:
FULLMETAL ALCHEMIST

Hiromu Arakawa

⭐⭐⭐⭐⭐

Editore: Planet Manga
Prezzo: 4,50€ l'uno
Volumi: 27
Data uscita: 2006/2011
Genere: Fantasy, Steampunk
le avventure di Edward e Alphonse Elric, due fratelli che fin da piccoli si dimostrano estremamente portati per l’alchimia. Quella che nel nostro mondo è considerata una disciplina quasi magica, nel loro è invece una vera e propria scienza con tanto di libri su cui studiare ed esami da fare per poterla praticare. Purtroppo però, Ed e Al commettono un tragico errore che segnerà per sempre le loro vite. 

SERIE


Tendenzialmente quando parlo di recensioni difficili mi riferisco a volumi – singoli – che per qualche ragione mi hanno o particolarmente emozionata o che, al contrario, mi hanno lasciato poco nonostante il mio gradimento del libro stesso non sia in negativo. Con "Fullmetal Alchemist" la situazione è un po’ diversa perché oltre ad avere un importante valore affettivo e un indice di gradimento da parte mia ben sopra la mia normale media, questa recensione presenta delle difficoltà che non avevo mai incontrato fino ad ora perché sto per parlarvi di una serie completa. Non è quindi una recensione sul singolo volume, ma proprio una valutazione complessiva dei ventisette volumi di cui si compone questo manga, perciò mettetevi comodi perché ci sarà un po’ da leggere.

«...chi sei?»
«Oh-oh! Sono felice che tu me l'abbia chiesto! Io sono colui che voi tutti chiamate Mondo. Oppure Universo. O anche Dio. O Verità. Ma pure Tutto. E anche Uno. E inoltre... io sono Te! Che tu sia il benvenuto... stupido arrogante!»

Inizio subito col dirvi che la storia, a grandissime linee, gira intorno ai fratelli Elric, Ed(ward) e Al(phonce) che, pur di riportare indietro una persona a loro molto cara, infrangono il più grande dei tabù che l’alchimia pone, pagando un prezzo altissimo e a causa di cui dovranno sputare sangue – anche letteralmente – per porvi rimedio. Questo li porterà alla ricerca della pietra filosofale: una sostanza leggendaria che si pensa sia in grado di risolvere il loro problema. Purtroppo, spesso le leggende hanno un fondo di verità, e nel caso della pietra filosofale il sacrificio richiesto è più alto di quello che i fratelli Elric potrebbero essere disposti a pagare.

«Io ho visto in lui... occhi che bruciavano come il fuoco!»

Fin dalle prime pagine questa serie si mostra per quello che è: un’opera non per bambini, tant'è che basta il primo volume per introdurre a temi importantissimi (e che saranno molto ricorrenti in tutta la serie) come la contrapposizione fra scienza e religione, le differenze di credo e quelle di razza. Fin da subito viene messo in discussione ciò che è etico puntando tutto proprio sul potere praticamente infinito che l’alchimia offre anche in rapporto alla stessa vita umana (intesa come creazione della vita).
Il concetto dello “scambio equivalente” – che per avere qualcosa è necessario dare in cambio qualcosa del medesimo valore – è il principio basilare dell’alchimia ed è qualcosa che ci portiamo dietro dalla prima all'ultima pagina. È una metafora di vita fortemente applicata al vissuto oltre che un elemento di scienza.

Una lezione priva di dolore non ha valore.
Perché, senza sacrificio, l'uomo non può ottenere nulla.

I personaggi sono tanti e sebbene i protagonisti indiscussi restino sempre Ed e Al, anche tutti gli altri sono ugualmente importanti. Non c’è un solo personaggio che faccia solo da contorno, ognuno è collegato ad un altro pur mantenendo una propria storyline.
Tra l’altro, una delle cose più belle è che sia i buoni che i cattivi hanno degli obiettivi precisi che vengono perseguiti dall’inizio alla fine. Non c’è mai una deviazione che faccia pensare che l’obiettivo sia cambiato e anzi, andando avanti, quando i nodi si sciolgono, resta la meraviglia per quanto la trama risulti, infine, articolata.
Ovviamente, con uno schieramento così numeroso di personaggi, le vittime non mancano. E sono vittime per cui, nel bene o nel male, ci si dispiace della dipartita. In “Fullmetal Alchemist” il dolore è importante tanto quanto la gioia e viene gestito in modo intelligente perché sì, toglie tanto, ma rende altrettanto (lo vedete lo scambio equivalente?), restando sempre in perfetto equilibrio.
Il dolore, tra le altre cose, non viene affrontato solo come perdita di persone care, ma anche come messa alla prova per diventare più forti, quindi uno sforzo fisico, ma anche come menomazione. Già nel primo volume, infatti, viene rivelato il perché a Ed venga affibbiato il titolo di “Alchimista d’Acciaio” introducendo così al mondo degli automail e aprendo la porta all’anima steampunk di questa serie.
La menomazione, quindi, non è fatta passare come una cosa positiva, ma come una necessità che, per quanto proficua, porta con sé la tristezza dello stato di guerra in cui la nazione di Amestris si trova, quasi perennemente, fin dalla sua fondazione.
Ora però non pensate che sia tutto triste, come vi dicevo è equilibrato, infatti non mancano siparietti divertenti, battute e sarcasmo che strappano sorrisi e risate alleggerendo le atmosfere cariche che tendono ad avere archi piuttosto lunghi.

«Questo è il corpo di chi ha tentato la trasmutazione umana. Il corpo di un peccatore che ha invaso il territorio di Dio o chi per lui!»
«Una protesti d'acciaio... Un'automail! Allora è per questo che ti chiamano... L'Alchimista d'Acciaio!»

Restando in tema di personaggi vi voglio parlare di Edward. Lui a Alphonce, come vi dicevo prima, sono i due protagonisti indiscussi, ma è anche vero che non si può negare che Edward sia la colonna portante di tutti gli eventi. Ed non è il classico protagonista, non è lo stereotipato eroe predestinato a cui succedono cose che lo portano ad essere il più forte o a rivelare la sua vera natura. Lui sa chi è e da dove viene, è un ragazzo di sedici anni e tale resta, non è invincibile e come ogni sedicenne ha bisogno di aiuto dagli adulti. L’alchimia è una scienza e lui la sa applicare, ma non è più capace di altri nel farlo. Certo, ha un – passatemi il termine – vantaggio, dovuto alla trasmutazione umana che ha tentato, ma non risolve magicamente ogni problema. È un personaggio normale, con desideri e paure normali.
E qui entra in gioco la fiducia. Quanta fiducia ci vuole per chiedere aiuto? Quanta fiducia serve per mettere la propria vita nelle mani di qualcun altro? Quanta fiducia è richiesta per poter ammettere di aver sbagliato?
Questa questione di fiducia è ciò che indissolubilmente lega i fratelli Elric creando quel legame che più di tutto la fa da padrone nella serie. Ed e Al condividono una maledizione, un destino di cui sono entrambi artefici e colpevoli. Portano lo stesso fardello e si sostengono, litigano, combattono, si scontrano. E devono affrontare la morte.
Spesso.
Troppo spesso.
Come vi dicevo prima le morti in FMA non si sprecano, quelle che ci sono colpiscono il lettore tanto quanto i personaggi stessi.
La figura genitoriale è importante, non solo per i fratelli che possono considerarsi orfani, ma in generale gli adulti vengono presentati come personaggi che in quanto più maturi dovrebbero avere un ruolo di formazione nelle vite di coloro che sono più piccoli. Sono tanti i personaggi adulti che in un modo o nell'altro cercano di farsi carico di almeno un pezzetto del fardello di questi ragazzi cercando di aiutarli come possono.

«Giusto... la mia casa... perché le hai dato fuoco? Niente... non c'è rimasto praticamente niente.»
«Avevo deciso che non sarei mai più ritornato qui. Non mi serviva più una casa. Quello è simbolo della nostra decisione.»
«No che non lo è. So perché l'hai fatto. Non volevi più vedere le tracce del tuo errore. Volevi fuggire da quei dolorosi ricordi, non è così?»

Dalla parte del villain, invece, all’inizio ne abbiamo subito tre che sono caratterizzati da poteri unici e particolareggiati dai nomi non casuali dei sette vizi capitali. Ovviamente essendo sette i vizi e tre i cattivi presentati nel primo volume, gli altri non tarderanno ad arrivare. Personalmente il mio preferito è Greed perché più di tutti è quello che pur mantenendo la sua natura di villain fa un percorso di crescita.
C’è da dire che non ci sono, in realtà, personaggi che non mi piacciono. Potrei mettermi qui e dirvi uno per uno il nome di ogni personaggio e almeno una caratteristica che me lo fa apprezzare.
Parlando sempre di villain, ma non di “burattini”, il boss finale è un cattivo speciale. Lui non ha sete di potere, ma ha fame di conoscenza. Lui vuole sapere tutto e il suo obiettivo è conquistare quell'entità che sulla terra è chiamato Dio e non gli importa quante vite dovrà sacrificare per raggiungere il suo obiettivo.

«Ricordi quando abbiamo parlato di cosa sarebbe successo se fossimo morti qui?»
«Sì, e io ti ho detto che tutti sarebbero stati tristi.»
«Certo, ma quello è un modo di pensare un po' troppo soggettivo. Visto invece da una prospettiva universale, se anche noi morissimo il mondo continuerebbe a girare come se niente fosse. Noi siamo solo una piccola e insignificante parte di questo pianeta, non credi? Comunque... se morissimo, quello che resterebbe di noi sarebbero solo i nostri corpi fisici. Acqua, carbonio, ammoniaca, calce, fosforo, sale, salnitro... zolfo, magnesio, fluoro, ferro, silicio, manganese e alluminio, giusto?»
«Sì, i nostri corpi non solo altro che un composto di questi elementi.»
«Al termine della vita terrena, dopo la decomposizione, diventiamo nutrimento per le piante. E le piante diventano cibo per gli erbivori... che, a loro volta, diventano cibo per i carnivori. Questo ciclo va avanti ininterrottamente, anche se noi non ci facciamo caso. Un flusso così vasto che non riusciamo a vederlo con i nostro occhi... non so se chiamarlo Mondo o Universo... ma sia io che tu non siamo altro che una minuscola parte di quel flusso. Un piccolo pezzettino di tutto l'insieme. Ma il tutto esiste perché è formato da tanti piccoli pezzettini. Questo mondo continua ad andare avanti seguendo leggi  che riusciamo a malapena a immaginare... Questa è l'Alchimia.»

Essendo che vi sto raccontando di un manga non posso esimermi da parlarvi anche dei disegni che sono molto, ma molto belli. Puliti e definiti, non mancano di dettagli e sono curatissimi anche per quanto riguarda gli sfondi. La cosa più bella è che la storia si sviluppa su un arco temporale di alcuni anni e i personaggi non restano uguali, ma cambiano mostrando la loro crescita fisica.

A chi è nel dolore dona la gioia,
A chi è in battaglia dona la vittoria,
A chi è nell'oscurità dona la luce,
A chi è morto ridà la vita.
È una pietra rossa come il sangue.
Gli uomini la chiamano, con venerazione, la Pietra Filosofale.

Insomma, se non si è capito questa storia io la adoro e anche se è passato un po’ di tempo da quando è uscito – sia il manga che l’anime – io continuo a consigliarlo e continuerò a farlo ancora e ancora.

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Che ve ne pare lettori?
Non potete dirmi che ora non avete voglia di leggere questa storia o, almeno, di recuperare l'anime (Fullmetal Alchemist Brotherhood).




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4 Commenti

  1. FMA è una delle mie serie manga preferite in assoluto, straziante e meravigliosa al tempo stesso ♥

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    1. Esatto, è una storia che ti afferra proprio e ti rimane dentro.

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  2. Bella recensione, non ho mai letto questo manga, a dire il vero ne ho letto in generale davvero pochi. Credo di aver visto qualcosa dell'anime però^^

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    1. Se vuoi recuperare l'anime, guarda "Fullmetal Alchemist Brotherood" che è la trasposizione pari pari del manga. A mio parere non dà le stesse emozioni, ma ne vale sicuramente la pena.

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