Recensione: Un perfetto bastardo di Vi Keeland e Penelope Ward


 Recensione 


Buongiorno Inkers e buon giovedì! Che si dice dalle vostre parti? Io ho finalmente riesumato la macchina da cucire e oggi pomeriggio mi dedicherò a togliere un po' di polvere da lei e da me stessa sul tema cucito.
Per aggiornarvi sulla questione progetti, la sartoria è ovviamente uno di questi, mentre gli altri stanno a poco a poco vedendo la luce. Direi che, indicativamente, per la fine della settimana prossima potrei arrischiarmi a mostrare qualcosa. Siete curiosi?
Intanto oggi vi porto la recensione di "Un perfetto bastardo" di Vi Keeland e Penelope Ward edito da Newton Compton Editori.



TRAMA:
UN PERFETTO BASTARDO

Vi Keeland, Penelope Ward

⭐⭐⭐⭐

Editore: Newton Compton Editori
Prezzo: Cartaceo 9,90€ | Ebook 5,99€
Pagine: 346
Data uscita: 5 Luglio 2018
Genere: Contemporary Romance
"Era una mattina qualunque, il treno era affollato e tutto sembrava noiosamente normale. A un certo punto sono stata come ipnotizzata dal ragazzo seduto vicino al corridoio. Urlava contro qualcuno al telefono come se avesse il diritto di governare il mondo. Ma chi credeva di essere con quel suo completo costoso? In effetti, gli conferiva un'aria da leader, ma non è questo il punto. Non appena il treno si è fermato, è saltato giù così in fretta da dimenticarsi il telefono, e io... potrei averlo raccolto. Potrei anche aver spiato tutte le sue foto e chiamato alcuni dei suoi numeri. Okay, potrei persino aver tenuto il telefono dell'uomo misterioso fino a che non ho trovato il coraggio di restituirlo. Così ho raggiunto il suo ufficio da snob... e lui si è rifiutato di vedermi. Ho consegnato il cellulare alla reception dell'ufficio di quel bastardo arrogante. Ma potrei, diciamo per ipotesi, avergli lasciato qualche foto sul telefono. Foto non esattamente angeliche."

AUTOCONCLUSIVO


Se avete già letto il precedente libro pubblicato di questo duo (Bastardo fino in fondo, recensione qui) e soprattutto se vi è piaciuto, con questa lettura andate sul sicuro.
Anzi, se leggete prima l'altro volume ci sarà una scena - non importante - in cui noterete qualcosa di familiare!

«C’è questa… donna con cui mi sto vedendo. Sembra non fidarsi di me. E io devo chiedermi se c’è una ragione legittima. Forse non sono giusto per lei. Forse non vado bene per nessuno».
Senza peli sulla lingua, Meme rise e disse: «Hai la tendenza a essere un cazzone, tesoro. Ma da quello che mi hai detto questo fa parte del gioco quando si tratta di affari. Avere a che fare con una donna, d’altra parte, è una partita del tutto differente. E di certo tu ti sei impegnato…».
«È questo il punto. L’ho fatto… Ma stavolta è diverso. Io mi sento diverso. Non so neanche come spiegarlo; non ha alcun senso, davvero. Non siamo affatto simili. Lei è di Brooklyn… Un’italiana irascibile, una mina vagante coi capelli multicolore. Mi rimprovera. Riesce a essere persino cattiva a volte. Eppure… non ne ho mai abbastanza. Ma non si fida di me, non so come arrivare a lei».
Meme sbuffò. «“Arrivare a lei” vuol dire che non ti ha permesso di fare quello che vuoi, presumo».
«Non ha permesso nulla, in quel senso, no».
«Semplicemente, Graham, non sei abituato a donne che tengono le gambe chiuse. Sai, alcune hanno rispetto per loro stesse. Credo mi piaccia questa ragazza»

Detto questo veniamo a noi.
"Un perfetto bastardo" inizia nel migliore dei modi. È divertente, esilarante, a tratti demenziale. Intrattiene come quasi nessun'altro libro riesce a fare e non fa che confermare che queste due autrici insieme funzionano e anche bene.
Ho apprezzato tantissimo la caratterizzazione dei personaggi, anche quella dei personaggi secondari. Soraja e Graham sono fantastici insieme, fanno scintille e i loro scambi di battute fanno piegare dal ridere. Sono entrambi frizzanti, senza peli sulla lingua, si cercano e si rincorrono come Tom e Jerry.
E sarebbe stato fantastico se la cosa fosse durata fino alla fine.
Sì, purtroppo non dura.

Da metà in poi, infatti, entra in gioco la parte "seria" della storia e i due personaggi hanno un voltafaccia che quasi non li rende più loro.
Le battute divertenti si perdono e l'atmosfera si fa quasi soffocante in contemporanea alla situazione che i personaggi affrontano che diventa particolarmente delicata.
Non che non sia coerente con la storia, perché obiettivamente ci sta tutta, però la freschezza della lettura si perde e l'umore un po' cala.

«Lei di cosa si occupa?»
«Possiedo una casa farmaceutica».
«È un narcotrafficante legale?».
Lui rise. «Credo di sì».
«Questo fa di lei un medico?»
«Esatto».
«Allora forse può parlare con Graham, sembra avere un problema di salute».
Proprio allora, Graham si unì alla nostra conversazione. «Ho udito il mio nome. Voi due state parlando di me?».
Braxton rispose: «Soraya mi stava giusto raccontando di un problema di salute che hai. È qualcosa per cui posso aiutarti, Graham?».
Lui socchiuse gli occhi verso di me e poi buttò giù l’ultima goccia del suo drink. «Non saprei, tratti le palle gonfie?»

Per fortuna si riprende nel finale (non solo nell'epilogo) trasmettendo anche un messaggio molto bello per quelle persone che magari vivono situazioni di quel tipo.

Come per il libro precedente, anche questo scorre che è una meraviglia, le quattro mani non si sentono e un pensierino sul cartaceo - quando uscirà l'edizione tascabile - sicuramente ce lo farò.


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Che ne dite?
Vi ispira?
Avevate già letto l'altro libro di questa coppia di autrici?




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2 Commenti

  1. MMMMMMM...... boh. Vedremo. Piuttosto del Texas ci starebbe pure questo XD

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  2. Neanche farlo apposta ho fatto uscire anche io oggi una review sulla Ward! Però mi sa che la pensiamo in maniera un po' differente 😂

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