Recensione | Middlegame, di Seanan McGuire


 Recensione 


Buongiorno Inkers e buon martedì, come state? Sto facendo il punto della situazione delle cose ce restano ancora da prendere per casa - librerie a parte - e dovremmo quasi esserci. Vedremo se riusciremo a risparmiare qualcosa sul divano da mettere nello studio, ma se tutto va bene ai primi di agosto penso che potremo entrare.
Parlando di libri, invece, in occasione del Review Party, oggi vi porto la recensione di "Middlegame" di Seanan McGuire che esce oggi per Mondadori, nella collana Oscar Fantastica, che ringrazio per la copia digitale omaggio.

Recensione | Middlegame, di Seanan McGuire

TRAMA:
MIDDLEGAME
AUTOCONCLUSIVO
Seanan McGuire

⭐⭐⭐⭐

Editore: Mondadori
Prezzo: Cartaceo 22.00€ | Ebook 9.99€
Pagine: 528
Data uscita: 21 Luglio 2020
Genere: Fantascienza
ECCO ROGER. Ha un vero dono per le parole, comprende istintivamente ogni linguaggio e sa che è il potere delle storie a regolare i meccanismi dell'universo.

Ed ecco Dodger. È la sorella di Roger, la sua gemella per la precisione. Anche lei ha un dono, per i numeri: sono il suo mondo, la sua ossessione, il suo tutto. Qualunque cosa le si presenti alla mente, Dodger la elabora con il potere della matematica.

I due fratelli non sono propriamente umani, anche se non lo sanno. Non sono neanche propriamente divini. Non del tutto… non ancora.

E poi c'è Reed, esperto alchimista, come la sua progenitrice. È stato lui a dare vita ai gemelli. Non si potrebbe definirlo il loro "padre". Non proprio. Ma come tutti i genitori, per i due ragazzi ha un piano ambizioso: far sì che raggiungano il potere assoluto, e poi reclamarlo per sé.

Diventare "dei in Terra" è una cosa possibile. Pregate soltanto che non accada.

AUTOCONCLUSIVO


Sto scrivendo questa recensione di getto, appena appena finito di leggere il libro. È il 3 Luglio, per la cronaca, e può essere che quando questo post andrà online avrò cambiato idea, ma fondamentalmente ho bisogno di mettere nero su bianco i miei pensieri prima che mi scivolino via dato che, purtroppo, non sono dotata di un pensatoio.

Perciò, lettori, mettetevi comodi, perché da leggere qui ce ne sarà un po'.

I numeri, fintanto che si comprendono le norme che li regolano, sono entità semplici, disciplinate. Le parole, al contrario, sono insidiose. Si aggrovigliano e mordono e pretendono attenzione.

A leggere la trama di "Middlegame" tutto mi aspettavo, tranne quello che poi, effettivamente, mi sono ritrovata tra le mani.
Le quattro stelle non sono un voto buttato lì, avrei potuto dare tre per la sensazione che provo di essere spaccata a metà tanto quanto i protagonisti, ma oggettivamente se non ci fossero state quelle pseudo "non spiegazioni", "Middlegame" avrebbe ottenuto il punteggio pieno, quindi per essere obiettivi, tre sarebbe stato troppo poco.

Quell’imbecille deve aver scordato la lezione di Blodeuwedd e Frankenstein: mai mettere al mondo una creatura più intelligente o più spietata di te.

Per me il problema principale è stato il continuo start&stop a cui sono stata portata dalle spiegazioni che avrebbero dovuto schiarirmi un po' le idee e, invece, non hanno fatto che confondermi di più.
Vedete, la magia del mondo creato dalla McGuire è l'alchimia, portata a livelli proprio di scienza quindi già questo ci fa virare dal fantasy alla fantascienza.
Come dice la trama stessa, Roger e Dodger sono creati da un alchimista con manie di conquista del mondo. E fin qui niente di strano.
La stranezza inizia quando Reed, il creatore dei nostri "Gemelli del Destino", parla di come conta di ottenere la conquista del mondo: ovvero facendo percorrere alle sue creature la "Strada Improbabile" che li porterà alla meta finale che è la "Città Impossibile".
Ora, se sentite odore del Regno di Oz e del suo sentiero lastricato di mattoni d'oro, non potreste essere più lontani dallo sbagliarvi completamente. Ma nemmeno poi così tanto, in realtà. Un ossimoro, dite? Beh, cominciate ad abituarvici perché questo libro "Non è quello che sembra".

Avrebbe dovuto finire gli esercizi già da un’ora. Ma è a buon punto del romanzo (tutti i punti sono buoni), e andare avanti con la storia sembra assai più importante che moltiplicare tra loro stupidi numeri. I numeri non sono come le parole: per avere senso non hanno bisogno di lui. Le parole, senza qualcuno che le capisce, non significano niente. Invece i numeri ci sono e basta. A prescindere da lui.

È stato estremamente frustrante essere tenuta all'oscuro delle spiegazioni per tutto il libro e arrivata alla fine l'unica conclusione a cui sono giunta è che tutte le parti in cui viene nominata la dimensione parallela in cui i nostri eroi dovrebbero entrare per reclamare il proprio dominio sull'universo, erano superflue perché senza quelle sarebbe stato tutto molto più chiaro.

Si sente sola, ed è una di quelle bambine che trasformano la solitudine in una sorta di spavalda forza propulsiva che le spinge alla costante ricerca di un modo per smettere di soffrire.

Però poi ci sono le cose belle.
Primo fra tutti lo stile. Di solito la terza persona non fa per me, ma qui invece è dovuta perché è come se fosse un'entità superiore a raccontarci la storia, tant'è che è il narratore stesso a fare avanti e indietro nel tempo mentre racconta.
E, ora che ci penso, l'avanti e indietro nel tempo a fine lettura prende un senso completamente nuovo. Cioè, ora, in questo preciso istante, mi sono resa conto del perché il narratore salta letteralmente nel tempo sapendo già cosa succederà in futuro.

Dodger non racconta un bel niente se non è obbligata. È una che i segreti se li tiene stretti, perché quello è l’unico modo di sopravvivere per chi è così tanto più sveglio di quanto dovrebbe e così tanto più fragile di quanto non sembri.

Veniamo quindi ai personaggi.
Partiamo col dire che non c'è un vero e proprio villain perché sì, immaginiamo subito chi sia il cattivo della storia, ma in fin dei conti fino alla fine non abbiamo delle azioni che mettono davvero in difficoltà i protagonisti.
Inoltre, bisogna tenere conto che questa non è esattamente il tipo di storia dove i personaggi fanno degli archi completi di crescita. A meno che non intendiamo quella anagrafica perché il tipo di percorso che seguono Roger e Dodger non è standard e li porta, fondamentalmente a non crescere mai davvero. Sì, crescono di età, ma a livello comportamentale saranno sempre i "bambini sperduti" che non sono mai stati da piccoli.

Dodger sente addosso una stanchezza insopportabile.
Non userebbe quella parola per descrivere il proprio stato d’animo, ma sotto sotto sa che “stanchezza” è il termine giusto: forse l’unico possibile. È stanca. Stanca di essere troppo intelligente per rallentare e apprezzare anche cose non proprio al suo livello. Stanca degli adulti che la osservano come un’attrazione da circo e dei coetanei che la trattano come un fenomeno da baraccone. (Potrebbe sembrare la stessa cosa ma non lo è: gli adulti la vedono come l’uomo forzuto, il mangiafuoco, la trapezista che volteggia senza rete. Per gli adolescenti è la donna barbuta, la ragazza bicefala. Gli adulti la scrutano e bisbigliano colpiti da ciò che sa fare. A colpire gli adolescenti è invece ciò che è. Tutti quanti hanno sia torto sia ragione, ma Dodger non ne può più di cercare di farglielo capire.)

Roger e Dodger non sono bambini normali, loro incarnano "il linguaggio" e "la matematica" e questo li rende diversi dai loro coetanei, tanto diversi che il libro acquista toni young adult con temi sociali non indifferenti.

Dunque evita le sigarette, e tutto ciò che gliele ricorda. In più non è la nicotina il vero stimolatore neurale. A dare dipendenza è il rito, e di riti lei ne ha già a sufficienza.

In particolare ci troviamo spesso davanti a situazioni che potremmo classificare come bullismo perché c'è un esplicita esclusione del diverso. Viene raccontato, senza mezzi termini, di come i bambini più intelligenti sono spesso messi sul piedistallo dagli adulti e - passatemi il termine  - "presi a sassi" dai coetanei. Per i genitori sono trofei da esporre, sono limoni da spremere, e siccome sono bravi in qualcosa dovrebbero esserlo in tutto. Per i compagni sono entità da additare, sono quelli che li screditano agli occhi degli altri, sono quelli che li mettono in secondo piano.
C'è un'esplicita denuncia dell'abuso psicologico che la paura della diversità comporta. Perché il diverso ci fa sentire minacciati?
Tant'è che c'è anche una situazione di tentato suicidio ad un certo punto e devo dire che è giusta come scena, come situazione. Non è gratuita. C'è una spiegazione e il risultato, ciò che quel personaggio realizza e prova quando si rende conto di ciò che ha fatto, che è un faro di speranza per chiunque abbia mai sofferto di depressione.

I bambini svegli vengono messi su un piedistallo da genitori e insegnanti, mentre il resto della classe si raduna tutto intorno a scagliare sassi cercando di buttarli giù. La gente che si riempie la bocca con frasi tipo “pietre e bastoni possono rompermi le ossa, ma le parole non mi fanno del male” non capisce che le parole possono essere pietre, pesanti, aguzze, pericolose e capaci di provocare dolore quanto qualunque oggetto contundente. Se qualcuno in cortile ti colpisce con un vero sasso, rimane il livido. I lividi guariscono. E poi mettono nei pasticci; i lividi di solito finiscono con la persona che ha tirato il sasso in punizione e i suoi costernati genitori convocati a discutere di bullismo e cattiva condotta.
È molto raro che con le parole si arrivi a questo punto. Le parole possono essere sparate come una raffica di proiettili quando nessuno guarda, e non lasciarsi dietro sangue o lividi. Le parole scompaiono nel nulla. Ecco perché sono così potenti. Ecco perché sono così importanti. Ecco perché sono così dolorose.

E poi c'è la questione della Dottrina dell'Ethos incarnata, di questi due ragazzi con la capacità di manipolare l'universo perché quando non hai limiti nella comprensione dei numeri e della parola, puoi essere il padrone del mondo.
E devo dire che tutto questo sviluppo mi è piaciuto.
Roger e Dodger si compensano e completano alla perfezione, com'è giusto che sia. Uno non può esistere senza l'altro.
E sì, probabilmente mi aspettavo più magia, più scienza, più azione, più... non so, qualcosa di più, ma in fin dei conti anche così è andato bene perché mi ci ha fatto ragionare, mi ha fatto entrare in empatia con entrambi i protagonisti come non mi succedeva da tempo.

Sono stufo di avvertire un pezzo mancante. Sono stufo di non sapere il colore delle mele. Resta con me. Certo, prima o poi ci faremo soffrire a vicenda, ma ci proteggeremo da tutto il resto.

In conclusione, "Middlegame" è un libro che va letto prendendosi il proprio tempo, che necessita completa attenzione, ma che non deve nemmeno essere preso completamente alla lettera o ne uscirete pazzi.
Il finale chiude la storia per quello che ne sappiamo, ma come ogni buona storia c'è potenziale per altro e quel "altro" probabilmente lo McGuire lo esprimerà nel sequel/spin off che pubblicherà nella primavera del 2022.
Ma non lasciatevi spaventare, questo libro per se stesso è perfetto così com'è.
È un viaggio, dall'inizio alla fine, e sapete cosa si dice dei viaggi, no? L'importante non è la meta, ma quello che sta in mezzo.

La magia non deve per forza essere spettacolare e grandiosa. A volte sono le piccole cose a condurre ai risultati migliori.

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Che ne dite, lettori?
Siete riusciti ad arrivare in fondo al mio tema?






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6 Commenti

  1. Oh ma è bellissima la tua recensione! Non fosse che l'ho letto lo leggerei XD

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  2. urca urca corro a prenderlo ....mi hai troppo incuriosita *____*

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  3. mi sono messa comoda e ovviamente l'ho letta tutta.
    Ero un po indecisa però leggendo la tua recensione mi sa che la storia non fa per me, soprattutto se c'è di mezzo l'alchimia che solitamente non mi fa impazzire...

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    1. Guarda, l'alchimia che c'è è proprio uno sputo. Immagina più Frankenstein che magia.

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